Pascal: la finezza del sentimento e la geometria della ragione
- Fiorenza Galeotti
- 2 ott 2021
- Tempo di lettura: 2 min
"Ci si forma l'intelligenza e il sentimento mediante le conversazioni. Ci si guasta l'intelletto e il sentimento mediante le conversazioni. In tal modo le buone conversazioni o le cattive conversazioni formano o guastano."
Così scriveva nel 1670 il filosofo Pascal, riguardo lo spirito di finezza, nella sua opera "Pensieri ".
Accogliere nelle nostre comunicazioni la luce del cuore, il fulgido lampo della consapevolezza delle nostre emozioni significa risvegliare in noi stessi quello che Pascal chiama "Spirito di Finezza".
In una conversazione, il prezioso intuito che ci connette in modo rapido alla percezione limpida di ciò che proviamo nel "qui e ora" emerge solo nell'ascolto del silenzio, delle pause.
E' il silenzio che nutre il nostro equilibrio emotivo e ci concede la libertà di rispettare con pazienza anche i momenti di difficoltà in attesa che la fiducia ritorni a fiorire.
L'ignorare questo prezioso "spirito di finezza" che emerge in una conversazione significa soffocare i nostri bisogni emotivi, che in ogni caso riemergeranno in un secondo momento in vere e proprie tempeste emotive o senso di disequilibrio.
L'equilibrio, quindi, è proprio l'armonia tra sentimento e ragione, entrambi guidati da un intento limpido e chiaro.
Qualsiasi sbilanciamento di questi due piatti della bilancia, non supportati da un intento ben
definito, ci fa perdere inevitabilmente quella stabilità che irradia fiducia, solidità e chiarezza mentale.
"Bisogna d'un colpo vedere la cosa, con un solo sguardo e non per progresso di ragionamento.
Il sapersi esprimere appartiene infatti ogni uomo ma il saperlo sentire appartiene solo a pochi uomini.
La vera eloquenza si ride dell'eloquenza, poiché l'intuito è ciò cui appartiene il sentimento, come le scienze appartengono all'intelletto. La finezza è la caratteristica dell'intuito, la geometria quella dell'intelletto "
(B.Pascal, Pensieri, 1670).
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