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Louis Aragon: l'attesa come momento di gioia

"L'Avvenire conta più del passato ", sembra suggerirci questo romanzo di Louis Aragon "La settimana santa".

L’avvenire, il futuro è un atto di fede, di speranza assoluta in qualcosa che ancora non c’è. E’ la terra promessa.

L'attesa, la pausa, come nell'esperienza meditativa, è un momento ricco di infinite possibilità.

Questo momento storico che viviamo ci chiama all'esercizio della pazienza, dell'attesa fiduciosa nel mezzo di una trasformazione di valori la cui perdita può generare paura e ansia.

Proprio questo vuoto è un ottimo momento per lasciare andare ciò che serve più e accogliere con ottimismo ciò che ancora non si vede.

"La settimana santa" è la settimana in cui nella Francia del 1815, si scontrano due versioni del suo passato storico che sembrano entrambe ridicole e faticose da far rivivere nel presente: il ritorno di Napoleone “disfatto”, ormai dato per superato e sconfitto, che fugge dall’isola d’Elba per riconquistare un improbabile potere in Francia e la "fuga rocambolesca" di Luigi XVIII della monarchia borbonica, fresca di restaurazione, seguito dalle truppe reali un po' goffe e disabituate ormai all’esercizio militare in una Parigi dove intanto risorgono le fazioni dei vecchi bonpartisti e i fedeli al re.

In tutto questo, lo sguardo che guida il romanzo è quello del protagonista Theodore Gericault che, nonostante sia un soldato fedele al re, non crede più a nulla, poiché tutti i principi in cui credeva gli sembrano per l’appunto non più credibili. La sua salvezza la ritrova conservando il suo amore per l'arte ed un inesauribile equilibrio emotivo che lo fa sperare con fiducia a un futuro che ancora non c'è. Ecco quindi che l'avvenire, per Theodore, conta più del passato.

Ed ecco quindi che si affida quindi alla speranza di un futuro che ancora non vede.

L’avvenire, il futuro è un atto di fede, di speranza assoluta in qualcosa che ancora non c’è. E’ la terra promessa.

Tutti noi abbiamo una terra promessa, un sogno, una visione di un paradiso forse perduto ma di antica memoria che è sempre presente nel nostro cuore.

Occorre solo risvegliarlo.

L'attesa, come la pausa meditativa, ci insegna proprio questo, a ritrovare un equilibrio nel caos delle nostre giornate, a riconnetterci con quel paradiso, quel punto luminoso che brilla nel nostro cuore e che ci guida a fare le scelte migliori.

Ci aiuta a fare spazio al possibile e a lasciar andare l’impossibile, il passato, le paure e tutti quegli stati emotivi che ci impediscono di ritornare a vedere con chiarezza e lucidità la nostra gioia, felicità e benessere interiore.


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