Le emozioni al centro: ritorno ad un Nuovo Umanesimo
- Fiorenza Galeotti
- 14 dic 2017
- Tempo di lettura: 2 min
Ci sono giorni in cui sembra di vivere un Medioevo moderno. E' indubbiamente una società in trasformazione. Mai come ora la globalizzazione ci porta a fare i conti con un dilagante populismo e intolleranza per la diversità e gli ultimi.
Tutto questo è dato dalla mancanza di dialogo e di ascolto delle nostre diversità di cultura, razza, genere ed emozioni.
L'unico legame che può unire il linguaggio universale delle emozioni è dato dalla conoscenza, dall'arte e dalla bellezza.
La musica, come la meditazione, ha questo fantastico potere.
Ed ecco che arrivano luminose come raggi di sole le parole di Jordi Savall, figura eccezionale nel panorama della musica antica, direttore d'orchestra catalano, nominato dall'Unione Europea "Ambasciatore per il dialogo interculturale" nel 2008 e "Artista per la pace” dall’UNESCO:
"Il dialogo è sempre difficile quando ognuno è chiuso in un mondo di fanatismo e di intolleranza. Per dialogare bisogna avere rispetto e apertura. Noi occidentali in passato non abbiamo sempre dato prova di tolleranza, compiendo molti errori rispetto alla necessità di questo dialogo. I musicisti che lavorano con me in questa occasione provengono da Turchia, Siria, Afghanistan, India, Mali. Rispettare e pretendere rispetto: la musica insegna questo».
Savall non ha mai voluto porre confini nella musica e quindi alle emozioni. Dalla musica antica della Spagna medievale a quella della Persia precedente la conquista musulmana, passando per il Nord Africa e il Medio Oriente, fino all’Europa del Rinascimento e Bach.
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